Orti urbani: la campagna in città

Woman works in a garden. Lady with a tomato and cucumbers

Autoproduzione di ortaggi e sostegno a una agricoltura biologica lontana dalle logiche consumistiche, attraverso un progetto aperto alla cittadinanza, agli enti, alle associazioni, alle scuole e alle parrocchie.

Portare la campagna nella città. È questo lo spirito degli orti urbani condivisi, a Palermo, promossi dal Codifas, il consorzio di difesa dell’agricoltura siciliana, nato nel luglio del 2005 per promuovere un nuovo modello di agricoltura a basso impatto ambientale, per la tutela della salute e della biodiversità.

Grazie alla disponibilità di alcuni privati, che hanno dato in comodato d’uso gratuito un appezzamento di terreno o al recupero di terreni abbandonati e incolti, vengono assegnate porzioni di terra di 50 o 60 metri quadrati – a soli 30 euro di affitto al mese – ai cittadini che intendono coltivare la terra per l’autoproduzione di cibo secondo coltivazioni naturali e senza l’uso di diserbanti o concimi chimici.

Inclusi nel prezzo anche la fornitura di acqua e l’assistenza di un tutor esperto.

Nata con l’obiettivo principale di creare stili di vita sostenibili, quella degli orti urbani è una realtà economica in costante evoluzione e alternativa ai dictat imposti dalle multinazionali che consente ai cittadini di potersi alimentare con cibi la cui tracciabilità sia certa.

L’idea fondante è quella dell’autoproduzione e dell’autoconsumo, ma spesso gli ortisti praticano degli scambi fra di loro: se uno ha due zucche, può scambiare una con un altro che ha dei finocchi e così via. E in fondo anche questo, comunque, equivale a fare economia.

Non è prevista la vendita diretta dei prodotti, ma se qualcuno dei coltivatori fosse interessato, può anche iscriversi – con una quota di appena cinque euro – a Oltreverde, un’associazione senza fini di lucro che mette in rete produttori e consumatori informati e consapevoli che rispettano i protocolli dell’agricoltura sostenibile.

Un’altra economia che parte dal basso, disobbedisce alle regole della grande produzione perché è fatta di piccoli numeri e che è in grado di abbinare l’attenzione per l’ambiente al consumo critico. E sono molti gli ortisti che si dicono soddisfatti anche dal punto di vista degli effetti benefici sullo stress che derivano dalla coltivazione dell’orto, rigorosamente biologico.

Zappare, arare, piantare, proteggere le piante dalle mille insidie in più cui va incontro la coltura biologica per raccoglierne poi i frutti. 

Sono tutte attività che creano anche un luogo di aggregazione dove trascorrere il tempo libero coltivando, oltre a ciò che si mangerà incidendo sull’impatto ambientale, anche le relazioni umane.

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