Come arricchire e rendere fertile il suolo

Migliorare la terra

Tutti i mezzi sono leciti per migliorare la terra. Attenzione, ho detto per migliorarla, non per avvelenarla con prodotti chimici spesso tossici. Bisogna fare un inciso per non incorrere in incomprensioni: migliorare la terra significa renderla friabile, ricca di humus, fertile e adattata ad accogliere e nutrire le radici dei nostri ortaggi, delle nostre piante e dei nostri fiori. Senza distruggere i microrganismi che la compongono e avvelenare gli animali che la abitano.

La terra del nostro orto e del nostro giardino non sempre è come la si desidera. Spesso è troppo sabbiosa, argillosa, sassosa, povera, asfittica e troppe volte anche maltrattata. Se non siamo interessati a fare un orto o un giardino poco male, lei si arrangia bellissimo anche senza di noi: verrà colonizzata dalle piante più adatte e troverà presto un suo equilibrio, ma se al contrario vogliamo coltivarla, allora dovremo ‘aiutarla’ a trovare la fertilità perduta.

Nel mio orto la terra non è proprio una meraviglia: è argillosa e in dei punti condivide lo spazio con la roccia, inoltre in passato (e questo è il peggio) alcune zone sono state utilizzate per accumulare i detriti derivati dalle varie ristrutturazioni della casa. Per questo oggi mi ritrovo a cercare di rimediare ai danni fatti in precedenza e in ogni caso a provare a rendere il suolo più fertile  e adatto alla crescita, non dico vigorosa e rigogliosa delle mie verdure e dei miei alberelli, ma perlomeno a garantire loro una vita dignitosa, senza sofferenze e senza malattie.

Cosa usare per fertilizzare la terra

Quest’anno ho deciso di fare un’azione combinata: ho utilizzato stallatico di cavallo maturo, pollina, terra di bosco,  humus di lombrico, stallatico pellettato biologico e fieno e sfalcio per  pacciamare. Non tutto insieme e non tutto nello stesso luogo ovviamente, ma ho fatto delle concimazioni mirate a seconda del luogo e a seconda delle colture che vi venivano coltivate.

Per prima cosa ho impiegato le risorse che avevo a disposizione vicino casa e a costo zero e poi ho aggiunto qualcosa di più pratico e mirato anche se ho dovuto acquistarlo.

Lo stallatico di cavallo me lo ha dato Salvatore (o meglio il suo cavallo), che abita nel paese sopra al mio, ne ha sempre in abbondanza e sprecarlo era un peccato. Visto che ho da poco messo a dimora dei piccoli alberi da frutto, questo inverno ne ho sparso un po’ al loro piede e quello avanzato l’ho distribuito intorno alle rose, sempre affamate e insaziabili.

Le fornitrici ufficiali di pollina sono invece le mie galline. Lo metto in secchi e poi lo lascio stagionare. Se la pollina è matura, ovvero, è stata nel secchio già un anno o due, la si può impiegare anche pura distribuita direttamente intorno alle radici delle piante, interrandola un poco ma senza esagerare con le dosi. Tuttavia difficilmente la uso pura, preferisco diluirla nell’acqua dentro a un bidone, dove la lascio riposare. Prima dell’uso la giro velocemente per energizzarla e poi la impiego per inaffiare le fragole e i carciofi o quelle colture che vedo necessitano di un po’ di ‘sprint’in più.

Ho invece aggiunto il terriccio che ho preso nel bosco che si estende sopra casa, all’aiuola dove coltivo la maggior parte delle ‘acidofile’: ortensie, azalee e camelie. Poi, con l’inizio della primavera, darò loro anche del pellettato biologico per migliorare la fioritura. Il pellettato lo distribuisco ovunque in giardino a fine autunno e talvolta anche all’inizio della primavera a quelle piante che chiedono maggiore nutrimento.

L’humus di lombrico, che è ottimo ma costoso, va usato con parsimonia solo dove è strettamente necessario. Lo uso quando effettuo i trapianti e spesso lo impiego per arricchire alcune vasche dell’orto che necessitano di terreno friabile e fertile. Sono quelle le aiuole dove tutto viene meglio, ma per esempio i pomodori in quelle vasche producono più vegetazione che frutti, quindi sono stati ‘esiliati’ nelle parcelle dove il terreno è più povero e argilloso, che pacciamo con il fieno ottenuto dagli sfalci del giardino e quando non ne ho a sufficienza vado a prenderne ancora un po’ da mio figlio, dove ci sono numerose piane non coltivate che producono fieno in abbondanza.

La pacciamatura non è mai abbastanza, coprire il suolo è un ottima pratica e sulle pagine di InOrto lo ricordiamo spesso.

Magari non esageriamo con lo spessore pacciamante , altrimenti soprattutto d’inverno con le piogge, si potrebbero creare muffe o marciumi non graditi.

L’importante è sporcarsi le mani di terra e, di tanto in tanto, anche di letame, poiché come ricorda De André: dai diamanti non nasce niente ma dal letame nascono i fiori…

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